Con l’arrivo della bella stagione cresce sempre la probabilità di essere punti da api, vespe e calabroni. Per la maggioranza della popolazione, però, queste punture non sono pericolose, salvo che non colpiscano delle zone particolari, come occhi, labbra, lingua e gola. Potrebbero rappresentare invece un vero e proprio pericolo per i bambini molto piccoli e per i soggetti che sono allergici al veleno. Per questi ultimi c’è addirittura il rischio del cosiddetto “shock anafilattico” che coinvolge il sistema circolatorio e quello respiratorio e richiede pertanto un intervento medico immediato. I sintomi includono pallore, sudorazione, nausea, vomito, difficoltà respiratorie e collasso circolatorio.
I sintomi delle punture di insetti
Nella zona in cui si viene punti si genera solitamente arrossamento e rigonfiamento della pelle accompagnato da prurito e bruciore. La puntura di api, vespe e calabroni può inoltre provocare anche dolore. In questo caso bisogna assicurarsi che il pungiglione non sia rimasto impiantato nella pelle ed in questo caso è necessario procedere immediatamente con l’estrazione. Per rimuoverlo sono sufficienti un paio di pinzette sterilizzate con la fiamma del fornello casalingo. Bisogna però prestare attenzione per non rischiare di rompere il pungiglione, far fuoriuscire altro veleno peggiorando così la situazione.
Qual è il trattamento da seguire in caso di puntura di api, vespe o calabroni?
Una volta effettuata l’estrazione è necessaria la disinfezione. Per alleviare il dolore e i sintomi infiammatori, può essere utile far scorrere dell’acqua fredda sopra ed intorno alla puntura. Altrettanto efficace è applicare sulla parte colpita del ghiaccio, anche solo un cubetto. Può rivelarsi utile anche tamponare la zona colpita con un batuffolo di cotone imbevuto di ammoniaca che allevia il prurito.
I possibili trattamenti farmacologici
Su indicazione medica, è possibile che si renda necessario assumere degli antidolorifici, come il paracetamolo e l’ibuprofene, o degli antistaminici per ridurre il gonfiore. In presenza di gonfiore locale più grave, il medico può prescrivere anche un breve ciclo di corticosteroidi orali, da assumere da un minimo di 3 ad un massimo di 5 giorni.